Palermo 2025: turismo tra mare, caos e meraviglia

Palermo 2025: il caos che incanta
A Palermo, nel 2025, il traffico suona ancora come una sinfonia stonata. Clacson, motorini, risate, venditori ambulanti che urlano offerte improbabili. Eppure, c’è qualcosa in questa confusione che ti entra dentro. Ti scuote. Ti sveglia. E non ti lascia più.
Ma il turismo, qui, ha cambiato pelle. Non è più solo “visita ai monumenti” e “foto alla Cattedrale”. È immersione totale. È sedersi tra le bancarelle di Ballarò mentre una signora ti passa un’arancina senza nemmeno chiederti chi sei. È camminare con il naso all’insù lungo via Maqueda, che oggi è tutta pedonale, tra chiese che sbucano da ogni angolo e balconi che sembrano palchi da teatro.
E poi c’è il mare. A Mondello, certo, dove la sabbia è chiara e le cabine hanno ancora quell’aria liberty da Belle Époque che nessuno vuole togliere. Ma anche a Sferracavallo, dove nel 2025 i ristoranti hanno deciso di mettere i tavoli direttamente sulla scogliera, così puoi mangiare la pasta con i ricci mentre i gabbiani ti scrutano con invidia.
E i paesi dell’entroterra? Stanno tornando protagonisti. A Piana degli Albanesi, si parla ancora arbëreshë, si cantano nenie antiche e si sfornano cannoli grandi quanto il tuo avambraccio. Corleone, invece, ha fatto pace col suo nome. Il nuovo museo della legalità, costruito dentro un vecchio palazzo nobiliare, è il simbolo di una terra che ha scelto di raccontarsi per davvero.
A Cefalù, l’acqua è sempre più trasparente, ma il vero spettacolo è la sera, quando i vicoli si riempiono di luci e si suona dal vivo sotto le logge. Non è un evento organizzato. È la vita, semplicemente, che ha ripreso a suonare.
Nel 2025, Palermo e la sua provincia non cercano approvazione. Offrono se stesse, come sono: imperfette, contraddittorie, meravigliose. I turisti? Vengono, vivono, e spesso restano un po’ più del previsto. Perché Palermo non si visita, si subisce. E poi si ama.