Vivere a Catania: energia, mare e quotidianità vera

Vivere a Catania: energia, mare e quotidianità vera

Trasferirsi a Catania: quando la vita riparte tra mare e luce

Succede tutto in un istante.


Un dettaglio, un’ombra sulla pietra lavica, una luce che scivola tra le palme. Ti volti, senti l’odore del mare misto al caffè del mattino, e lo capisci. Catania non si guarda, si attraversa. Non si abita, si vive. Ti entra dentro, piano, e poi non se ne va più.

C’è un’energia qui che non assomiglia a nessun’altra.
Il mercato del pesce che ti sveglia prima della sveglia, la granita mandorla e caffè che ti raddrizza l’umore meglio di qualsiasi psicologo, il vociare che rimbalza tra le facciate annerite del barocco catanese.
E poi c’è lui, l’Etna. Che non è solo un vulcano. È una presenza. Antica, silenziosa, a volte inquieta, ma mai distante.
Una madre, sì. O forse un dio.

Qui il sole non si limita a splendere. Qui il sole benedice.
L’inverno lo senti appena, la primavera arriva presto e l’estate… beh, l’estate non se ne va mai davvero. La gente ti saluta, ti accoglie, ti prende in giro con affetto. Ti offre un caffè senza chiederti perché sei qui. Perché a Catania nessuno resta estraneo troppo a lungo.

Puoi scegliere di vivere nel cuore della città, tra balconi fioriti e storie secolari. O magari ti innamori di Ognina, con le barche che ballano sul mare e i tramonti che sembrano dipinti.
C’è chi preferisce salire verso il vulcano, a Mascalucia o Nicolosi, dove l’aria è più fresca e il tempo pare rallentare.

Se hai figli, qui li fai crescere con il mare negli occhi e la montagna alle spalle.
Le scuole sono vere, fatte di maestre che conoscono i nomi e i sogni. L’università è un crocevia di talenti, l’ospedale è vicino e ha volti familiari. I trasporti ci sono – non perfetti, certo, ma ci sono. E i ritmi… sono più umani. Come se il tempo, qui, avesse ancora un po’ di rispetto per le persone.

E il lavoro?
Non lo trovi, te lo inventi. Ma non sei solo.
Ci sono ragazzi che aprono coworking in ex officine, chef che reinventano la cucina di nonna con un tocco pop, artisti che fanno teatro in cortile e informatici che progettano startup tra una brioche e una riunione su Zoom.
E poi ci sono i vecchi artigiani, quelli che ancora battono il ferro o modellano la lava come fosse creta. Resistono. E insegnano.

Catania non si visita, si sceglie.

E se la scegli, lei ti prende e ti tiene. Con le sue crepe, le sue esplosioni, le sue meraviglie.
Non è perfetta. È viva.
E vivere qui vuol dire accettare che ogni giorno può sorprenderti. Vuol dire imparare a sorridere anche se piove cenere, ad alzare lo sguardo quando tutto sembra crollare.
Perché dietro ogni pietra c’è una storia. E dietro ogni storia, un motivo per restare.

SiciliaEstate

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