Affitti brevi in Sicilia: allarme da Palermo a San Vito

Affitti brevi in Sicilia: allarme da Palermo a San Vito

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Affitti brevi, il caso Firenze scuote anche la Sicilia: da Palermo a San Vito Lo Capo

Troppi annunci, pochi controlli, e le regole? Ancora un miraggio. L’onda lunga dell’emergenza affitti brevi parte da Firenze e arriva fino in Sicilia. E chi prenota alla cieca rischia grosso.

A Firenze, nel cuore dell’Italia turistica, il Comune ha messo mano al caos degli affitti brevi. E non con qualche ritocco, ma con una stretta senza precedenti: 1.135 violazioni accertate in cinque mesi, tra keybox murati abusivamente e CIN falsi come figurine. Un giro d’affari parallelo, lontano dalle regole e dalla legalità. Ma la notizia più inquietante è un’altra: quello che succede a Firenze è solo la punta dell’iceberg. La Sicilia, in confronto, è un Far West.

A San Vito 1.200 strutture, ma nessun controllo automatizzato

Il problema è trasversale. Palermo, Siracusa, Trapani, Cefalù, le Egadi: tutte mete da cartolina, tutte affollate da turisti. Eppure la cornice normativa è confusa, frammentata, spesso ignorata. E intanto, il degrado cresce, la concorrenza sleale dilaga, e i proprietari onesti si ritrovano a fare i conti con un mercato drogato.

Il caso Firenze: una lezione per tutti

Nel capoluogo toscano, l’assessore Jacopo Vicini ha promosso una delibera che non lascia scampo: identificazione obbligatoria, chiusura dei keybox illegali, multe per chi pubblicizza più strutture con un solo codice identificativo. “Vogliamo recuperare sicurezza, decoro e legalità”, ha dichiarato. E per una volta, le parole sono diventate fatti: venti denunce, oltre 220 keybox rimossi, strutture abusive individuate una per una.

Sicilia: l’assenza di regole è il vero buco nero

Qui da noi, invece, ci si muove ancora a tentoni. Manca un registro regionale centralizzato, manca un piano ispettivo costante, manca un sistema informatico che metta insieme Asp, Comuni e Guardia di Finanza. E manca, soprattutto, una visione: l’idea che regolare non vuol dire penalizzare, ma rendere più forte e credibile l’offerta turistica.

Chi affitta senza regole non paga la Tari, non versa l’imposta di soggiorno, non emette ricevute, non garantisce la sicurezza degli ospiti. E spesso nemmeno controlla i documenti. Il risultato? Un sistema parallelo dove può accadere di tutto, dall’evasione alla criminalità diffusa. Anche il semplice check-in da remoto, senza verifiche, è una falla nella sicurezza pubblica.

Turisti, aprite gli occhi: ecco cosa controllare prima di prenotare

“L’appartamento era bello… ma la vacanza è finita in Questura”. Basta un attimo per passare da viaggiatori felici a vittime inconsapevoli.

Occhio alle trappole:

  • Annunci falsi o alloggi in condizioni pessime
  • Nessuna ricevuta né contratto
  • Keybox anonimi e check-in “fantasma”
  • Sequestro dell’alloggio in caso di controlli
  • Nessun rimborso, vacanza rovinata

Ecco come tutelarsi:

  • Chiedere sempre il Codice Identificativo Nazionale (CIN)
  • Verificare che l’host rilasci ricevuta o contratto
  • Controllare se l’alloggio è presente negli elenchi comunali ufficiali
  • Diffidare dei keybox non autorizzati
  • Leggere le recensioni con attenzione: se sembrano finte, spesso lo sono

Una vacanza davvero sicura parte da una prenotazione consapevole. E no, non basta una bella foto su un portale per avere garanzie.

Cosa serve (davvero) adesso in Sicilia

  • Un registro digitale regionale unico, aggiornato e obbligatorio
  • Controlli costanti e coordinati tra Comune, Asp e forze dell’ordine
  • Una campagna informativa per turisti e proprietari
  • Sanzioni automatiche per chi è fuori dalle regole
  • Un regolamento regionale unico, chiaro e applicabile

“Non possiamo più far finta di niente”, racconta un imprenditore di San Vito Lo Capo che ha scelto di mettersi in regola fin da subito. “Chi lavora bene è stanco di subire. Se vogliamo un turismo serio, dobbiamo cominciare a fare pulizia”.

  • E forse, per una volta, la lezione arriva da Firenze.

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