Pantelleria, la dea nera del mare

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Pantelleria, perla nera come il vulcano, bella come una dea del mare
Pantelleria non si lascia trovare. Ti costringe a cercarla, a sfidare il vento, a navigare un tratto di mare che sa essere ruvido come la sua terra. Ma poi, quando finalmente appare, con il suo profilo scuro e la luce che scivola sulle colate laviche, capisci subito una cosa: non stai per arrivare in Sicilia. Stai per atterrare su un’altra dimensione.
Una terra che fuma ancora di vulcano, che profuma di capperi e di sale, che non ha bisogno di abbellimenti. Pantelleria è ruvida, sincera, primitiva. Una dea selvaggia che non si pettina mai.
Una bellezza antica, che non si trucca
Le prime cose che vedi sono i damMusi, case cubiche con tetti a cupola, bianche come ossa sotto il sole. Sembrano disegnate da qualcuno che conosce bene il silenzio. Poi ti arrivano gli odori: il gelsomino che esplode nei giardini murati, il vento caldo che porta zolfo, fichi, finocchietto. E quel suono secco del mare che si infrange sulle rocce nere, senza sabbia, senza compromessi.
Qui il Mediterraneo non è azzurro da cartolina. È profondo, quasi nero, come se volesse ricordarti che sotto, molto sotto, la terra respira ancora.
Vulcano vivo, cuore caldo
L’anima dell’isola pulsa sotto i piedi. La Favara Grande, una spaccatura che fuma come un drago addormentato, ne è la prova. E poi ci sono le acque calde del Lago di Venere, dove le donne si spalmano il fango bianco come un rito pagano e i gabbiani sembrano sacerdoti in volo.
Pantelleria ti invita a immergerti nei suoi contrasti. Ti stanca. Ti cura. Ti insegna che il bello non è sempre dolce.
Terra di contadini, non di turisti
Qui non ci sono ombrelloni in fila, né bar sulla spiaggia. C’è chi lavora la terra lavica con mani scure, chi raccoglie capperi che sembrano cresciuti nel ferro, chi vinifica passito sotto il sole a picco. I contadini di Pantelleria, eredi di un sapere arabo e testardo, parlano poco e vivono tanto.
Niente fronzoli. Niente fretta.
Per chi ha il coraggio di restare
Pantelleria non fa sconti. O la ami, o te ne vai. I suoi tramonti arancioni che accendono il mare, le saune naturali dentro grotte che sembrano uscite da un sogno, le cricche di artisti e viaggiatori solitari che ogni estate si nascondono tra i fichi d’India: tutto è parte di un rituale silenzioso.
E poi, di notte, con la luna piena, l’isola si trasforma in una corona di lava addormentata. Le stelle sembrano più vicine. I pensieri più veri.
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